mercoledì 15 gennaio 2014

Perché l'inno italiano e l'inno polacco si citano

Di seguito l'ultima strofa dell'inno d'Italia:

Son giunchi che piegano
le spade vendute:
già l'aquila d'Austria
le penne ha perdute
e il sangue polacco
bevé col cosacco
ma il cor le bruciò


L'impero austroungarico deteneva il potere sul Nord Italia. Parte della Polonia (l'allora Galizia) era in mano agli austroungarici, che se la dividevano con i russi (il cosacco).

L'impero austriaco tuttavia era in declino, anche a causa delle truppe mercenarie (le spade vendute, ovvero i combattenti per denaro). Per questo l'Aquila dell'impero Austroungarico è spennata. Contro l'Austria quindi insorgono sia i futuri italiani che i polacchi, in quanto uniti da una schiavitù comune.



Di seguito la prima strofa ed il ritornello dell'inno polacco, originale e tradotto in italiano:

Jeszcze Polska nie zginęła - Ancora la Polonia non è perita
kiedy my żyjemy. - quando siamo in vita.
Co nam obca przemoc wzjęła, - Quanto a noi tolto dalla forza straniera
szablą odbierzemy. - Con la scabola lo riprenderemo.

Marz, Marz Dąbrowski - Marcia, Marcia Dąbrowski
Z ziemy Włoskiej do Polski, - dalla terra italiana alla Polonia
Za twoim przewodem - Sotto il tuo comando
Złączym się z narodem. - Riuniremo la nazione.

L'inno polacco fu scritto nel 1797 nell'attuale Italia, a Reggio Emilia, che al tempo faceva parte della Repubblica di Lombardia.

Il compositore Józef Rufin Wybicki stava organizzando le legioni polacche, sotto il controllo di Napoleone, che dall'Italia partivano per la riconquista della Polonia. Questo inno, che parla della difesa dell'identità polacca contro gli oppressori, sarà destinato ad accompagnare la storia di questa nazione, animandola contro tutti i futuri dominatori.
Per ultieriori informazioni è possibile visitare il sito del governo polacco in lingua inglese.

Aggiungiamo infine che, nonostrante in Polonia vi sia un fervente sentimento di indipendenza ed una repulsione verso qualunque forma di dominazione, l'imperatore Francesco Giuseppe non è visto come una figura ostile in quanto, pur essendo un dominatore, non ricoprì certo il ruolo di Adolf Hitler. A Cracovia, città che al tempo era il cuore della Galizia austroungarica, oggi l'immagine dell'imperatore è utilizzata nei musei e nei luoghi storici in quanto viene considerata una importante eredità storica culturale.

Ulteriri informazioni in wikipedia.

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